Impieghi della macchina a vapore



In agricoltura e nell' industria

l nuovo sistema tecnico, basato sulla macchina a vapore e sull'uso dell'acciaio e del carbone , provocò un processo di meccanizzazione determinando un rapidissimo sviluppo industriale che partì dall'Inghilterra e si diffuse in tutta l'Europa occidentale. 


L'illustrazione mostra una delle prime fabbriche tessili inglesi mosse a vapore. Si nota la collocazione in riva al fiume necessaria per azionare la ruota idraulica, usata prima del vapore.

Sistema di fabbrica alimentato con macchina a vapore centralizzata

Fabbrica metalmeccanica con macchine utensili azionate da motore centralizzato a vapore

Il primo settore manufatturiero che in Inghilterra vide l'impiego della macchina a vapore come "macchina motrice", fu quello tessile.

In poco tempo la macchina di Watt trovò applicazione negli altri settori della produzione economica, compresa l'agricoltura.

Trattore a vapore (sopra)

Battitura del grano meccanizzata (sopra e sotto)

La macchina a vapore fornisce il movimento alle trebbiatrici


Nei trasporti ferroviari

  I primi esperimenti sulla macchina a vapore di J. Watt nella locomotiva  incominciarono nel 1797 con Trevithick che realizzò un modello di locomotiva che, nel 1804, fece muovere su rotaie a una velocità di 8 Km l'ora. Sempre lui  nel 1808 fece una locomotiva con un vagone, che però era troppo pesante per muoversi sulle rotaie.

Nel 1812 a Leeds, Blenkinsop mise in funzione la prima locomotiva ad uso pratico, collegando la città con la vicina miniera.

Nel 1825 Stephenson inaugurò il primo treno pubblico per passeggeri e merci sulla ferrovia Stokton- Darlington.

Il treno era lento e dispendioso, così si preferirono per i tratti più lunghi i treni a cavalli. Il problema della resistenza delle rotaie che tendevano a deformarsi per l'eccessivo peso dei treni venne risolto da Stephenson nel 1830, anno in cui il tratto Manchester-Liverpool adottò solo la trazione a vapore eliminando il traino animale.


I Processi siderurgici


La siderurgia è un settore della metallurgia che riguarda i processi di produzione del ferro, delle leghe ferro-carbonio (acciaio e ghisa) e delle ferroleghe. Già nel 1000 a.C. i greci utilizzavano trattamenti termici relativamente avanzati per rendere più resistenti le loro armi di ferro.

Alcuni minerali del ferro

Magnetite

Pirite

In realtà, fino al XIV secolo, il materiale che si otteneva riscaldando ad alta temperatura una massa di minerale di ferro mescolato con carbone di legna in un forno rudimentale era quasi sempre quello che oggi si chiamerebbe ferro fucinato , cioè un acciaio a basso tenore di carbonio.
Il tipo più primitivo di forno siderurgico era una semplice buca scavata a ridosso di una parete rocciosa, in cui la combustione del carbone era alimentata da aria insufflata mediante mantici azionati manualmente dietro il riparo di una lastra di pietra.
A partire dal XIV secolo si usarono forni più grandi (gli antenati del moderno altoforno), con sistemi di tiraggio più potenti, per forzare il passaggio dei gas di combustione attraverso la miscela di materie prime detta "carica", costituita dai minerali del ferro, calcare e carbone Coke. Il risultato era ghisa di prima fusione, una lega che fonde a temperature più basse rispetto all'acciaio e al ferro fucinato, che poi veniva affinata per produrre acciaio.

Carbone Coke

Rocce di calcare


Schema di Altoforno per la produzione della ghisa

L'altoforno viene caricato dall'alto con una miscela di coke, minerali di ferro e calcare. Il calore sviluppato dalla combustione del coke, favorita dall'alta temperatura (fino a 870° C) di un getto d'aria calda che investe dal basso e attraversa la carica, innesca una reazione chimica fra il carbonio del coke e l'ossigeno degli ossidi di ferro che costituiscono i minerali. Il ferro, liberatosi dai minerali, si lega con una parte di carbonio e forma ghisa fusa, che cola verso il basso. Periodicamente la ghisa viene estratta dal fondo, mentre un diverso canale di scolo permette di recuperare le scorie per avviarle a fasi successive del ciclo siderurgico.

Nella produzione tradizionale, l'acciaio si ottiene a partire da ghisa liquida, proveniente da un altoforno, cui vengono aggiunti materiali (calce e calcare) che servono a far addensare le impurità sotto forma di scorie, e a renderle così facilmente asportabili. Le apparecchiature utilizzate possono essere forni di Martin-Siemens, convertitori o forni elettrici: gli acciai prodotti vengono di solito classificati in base al diverso processo utilizzato.

Qualunque procedimento di produzione di acciaio da ghisa d'altoforno consiste nell'asportare dalla ghisa il carbonio in eccesso e le altre impurità presenti.


Nella foto a sinistra si vede una siviera mentre scarica ghisa d'altoforno fusa in un forno Martin-Siemens, dove sarà convertita in acciaio mediante sottrazione di carbonio ed eliminazione di elementi indesiderati.




Un acciaio di buona qualità si ottenne per opera di una tecnica ideata da Henry Bessemer nel 1855 e utilizzato fino al 1950.


La stampa a destra illustra il metodo Bessemer per la produzione dell'acciaio.


La ghisa proveniente dall'altoforno viene inserita nel "convertitore" Bessemer, un forno che può essere inclinato lateralmente per il suo caricamento e per la colata dell'acciaio. Vengono soffiate, dal basso,  grandi quantità di aria attraverso la massa fusa, in modo che l'ossigeno in essa contenuto riduca la quantità di carbonio della ghisa e si combini con le impurità, trasformandole in scorie solide galleggianti, facilmente asportabili.

Le immagini sottostanti rappresentano il momento finale del processo siderurgico in cui il metallo fuso viene colato in apposite forme dove solidifica, dando origine così a lingotti (semilavorati), pronti per essere ulteriormente forgiati e modellati per la produzione degli oggetti.

La qualità del metallo, ottenuta con i nuovi processi siderurgici, permise la costruzione di molti manufatti in ferro.






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